Non
occorre andare nei grandi parchi per godere le meraviglie della natura
alpina. Anzi, è forse meglio scegliere mete di ridotte dimensioni
e magari più specializzate. Più intime e altrettanto o persino
più ricche di occasioni d’apprendimento e scoperta.
Come l’Osservatorio eco-faunistico alpino, realizzazione unica nel
suo genere sulle Alpi. L’Osservatorio è una specie d’enclave
super protetta, di circa 24 ettari, immersa nell’esteso Parco
regionale delle Orobie Valtellinesi, sul versante fresco della media
Valtellina. Qui, soprattutto tra fine primavera e inizio estate, al seguito
di una sapiente guida, si possono ammirare, in gelosa compagnia dei piccoli
appena venuti al mondo, diver si
degli animali tipici di questo prezioso ed intatto habitat naturale. I
bambini, in particolar modo, rimangono letteralmente a bocca aperta quando,
tra una bacheca e l’altra del bell’itinerario didattico, lungo
un facile sentiero che si snoda tra conifere e rododendri in fiore, scorgono
in mezzo al bosco gli ungulati con i loro piccoli che saltellano o poppano
avidamente.
Tranquille famiglie di camosci, stambecchi e caprioli pascolano o riposano
vigili, decidendo se sia il caso di lasciarsi ammirare e riprendere dai
visitatori o di allontanarsi e perdersi nella boscaglia, dove mai nessuno
li disturberà. E dal 2007 sarà possibile visitare anche un bellissimo esemplare di 200 kili di orso bruno.
Il sentiero, segue un ben preciso itinerario didattico, dal quale
è proibito allontanarsi. I gruppi di visitatori, mai più
di 40-50 al massimo, sbarcati da una comoda funivia, entrano nell’oasi
alla quota più elevata e possono ammirare in successione, scendendo
il dolce pendio, un laghetto con le trote fario e i salmerini, i tronchi
del picchio nero, una pozza con i girini nei vari stadi di sviluppo, la
radura delle cince, con le casette dove possono fare il nido (c’è
anche una bella statuetta di San Francesco in legno, dono di uno scultore
gardenese) e il giardino botanico alpino. La meta successiva è
l’originale area del gallo cedrone, dentro alla quale si può
penetrare in profondità attraverso una passerella completamente
protetta. Qui le evoluzioni del tetraonide, dal magnifico portamento e
dal fortissimo istinto territoriale, sono quanto di più emozionante
ci si possa attendere. Specialmente quando la femmina sta covando, al
riparo di una capanna, le uova che tra poco si schiuderanno. Questa specie
è in pericolo di estinzione motivo per il quale è stata
eletta simbolo del parco.
Il lariceto quasi puro della parte finale, dove non è infrequente
scorgere in mezzo all’erba i timidi e ombrosi caprioli, è
l’ultima piacevole sorpresa: curatissimo come un bosco svizzero,
con i rami secchi ammucchiati ordinatamente e i rigogliosi cespugli di
rododendro ferrugineo che brillano al sole filtrante tra i rami. Poi si
esce, passando attraverso una baita in legno come all’ingresso,
lasciandosi dietro un picco lo
concentrato di mondo alpino che si vorrebbe subito ripercorrere.
Magico, tutto semplicemente magico! E dire che da quando si è presa
la funivia in paese, a fondovalle, sono passate circa tre ore! Ovviamente
è possibile arrivarvi anche a piedi, risalendo dal paese verso
la Malga Palabione (40 minuti circa).
Vi abbiamo appena narrato dell’Osservatorio eco-faunistico alpino
del Parco Orobie Valtellinesi, in prossimità della “porta
est” dello stesso, il cui nome è Aprica,
in provincia di Sondrio, sulla soglia bresciana. Un luogo assolutamente
da vedere. Per apprendere, ma soprattutto per stupirsi.
Il parco è stato realizzato utilizzando finanziamenti provenienti
dalla Regione Lombardia (Legge Valtellina 102 / 90) e ideato e coprogettato
dal Dott. Bernardo Pedroni, biologo naturalista. Inaugurato il 25 luglio
1997, ha ricevuto appoggio e collaborazione dalle Autorità Pubbliche
di Aprica, dalla Provincia di Sondrio e dal Presidente del Consorzio Parco
Orobie Valtellinesi, arch. Gianluigi Borromini.
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