"12
denari per ogni carico trasportato", questa era la somma che, come indicato
negli "Statuti Bormini" del 1516, doveva essere pagata per accedere alla
Valle di Fraele. Ed è proprio sulla via che sale da Premadio che sorgono
le Torri di Fraele a difesa del percorso che collegava la Valtellina a
Engadina e Germania.
Situate a 1930 metri di altitudine le due torri facevano parte di una
fortificazione, ormai distrutta, eretta a garantire una percorrenza sicura
del Passo di Fraele detto anche "delle Scale". Tale nome deriva dalle
traversine di legno che, utilizzate come gradini, venivano appoggiate
sullo scosceso roccione sottostante le torri per facilitare il passaggio
e, in caso di necessità, rimosse facilmente al fine di renderlo non più
percorribile. Oltre ad una funzione di controllo, le torri, grazie alla
loro posizione strategica, consentivano di inviare messaggi in caso di
pericolo utilizzando dei segnali fumosi di giorno e luminosi di notte.
La loro importanza strategica è testimoniata dalla costruzione, nel 1481,
da parte di Lodovico il Moro, di una fortificazione,
non più esistente ma testimoniata da un disegno dell'Ing. Beretta conservato
presso la biblioteca Ambrosiana di Milano. Abbattute dai grigioni nel
1526 furono teatro di storici scontri militari.
La torre occidentale, altra tredici metri, è la più ben conservata; i
muri alla base sono spessi più di un metro e sono costituti da pietre
ben squadrate sugli spigoli e meno regolari sui fronti. Nei muri sono
visibili delle piccole aperture che ne consentivano l'illuminazione, l'accesso
era consentito da un'apertura al primo piano, mentre ora avviene attraverso
un'apertura ricavata al piano terra che immette in un locale con camino.
I piani superiori sono raggiungibili attraverso una scalinata in legno
di recente costruzione. La seconda torre, ad oriente, presenta anch'essa
una pianta quadrata e muri spessi, appare tuttavia mancante in molte delle
sue parti.
Entrambe le torri, grazie ai contributi della Legge Valtellina, sono state
recentemente ristrutturate e sono raggiungibili da Premadio (5,5 Km. da
Bormio) risalendo i versanti del Monte della Scale e addentrandosi tra
i boschi del Parco Nazionale
dello Stelvio.
Oltrepassate le torri, che ne difendevano l'accesso, si raggiunge la Valle
di Fraele; si costeggia il piccolo Lago delle Scale per poi trovarsi di
fronte ai laghi di Cancano, imponente opera di ingegneria. "Un mondo più
che scomparso annegato!" scrisse il poeta Bormino Giulio Pedranzini all'epoca
in cui la Valle di Fraele venne "invasa" da 187.100.000 m2 di acqua. La
costruzione della prima diga - Cancano I - risale al 1922, per opera dell'AEM.
Quando pochi anni dopo entrò in funzione, le acque dell'alto
corso dell'Adda vennero bloccate dalla spessa muraglia in cemento armato
favorendo così, nel 1928, la costruzione della centrale elettrica di Rasin
ad Isolaccia che produce energia elettrica utilizzandone le acque. Si
è trattato di un importante passo verso il progresso che ha tuttavia comportato
un forte impatto ambientale. Dieci anni dopo, nel 1939, a causa del forte
sviluppo industriale, venne decisa la costruzione di un secondo sbarramento
a monte del primo chiamato S.Giacomo di Fraele, nome derivante dal piccolo
paese capoluogo della vallata. I lavori, bloccati a causa della Seconda
Guerra Mondiale, si protrassero per più anni fino a che nel 1950 vennero
terminati. Si rese quindi necessario un secondo sbarramento terminato
nel 1956, venne così portata a termine la costruzione del vasto lago di
Cancano II. Il nuovo lago sommerse il primo sbarramento e le costruzioni
sorte nel corso degli anni sulle sue rive.
Oggi il paesaggio appare molto diverso da quello di un tempo, i laghi
si collocano in un contesto ambientale caratterizzato da rocce calcaree
stratificate e vette scoscese. Ambiente che tuttavia consente delle facili
gite a piedi e in mountain-bike su percorsi che costeggiano i laghi permettendo
di ammirare la maestosità di un'imponente opera di ingegneria.
Proseguendo nella visita si possono raggiungere le sorgenti del fiume
Adda situate a monte delle due dighe. L'Adda è un fiume a carattere torrentizio
che nasce dal terreno pietroso collegato al Lago Superiore di Alpisella
(foto a destra) situato a metri 2237, prosegue il suo corso per 125 Km.
fino a gettarsi nel Lario coprendo così l'intero
territorio Valtellinese. E' certo che l'attuale corso del fiume non è
quello originale; infatti fino al 1857 il corso del fiume si concludeva
lungo il pian di Spagna fino a sfociare nel fiume Mera. Successivamente
le importanti opere di canalizzazione e di bonifica, concluse nel 1858,
ne hanno deviato il corso portandolo a sfociare direttamente nel Lario
nei pressi del Trivio di Fuentes. Numerosi sono gli affluenti che si gettano
nell'Adda durante il suo corso, quasi tutti di origine glaciale che hanno
fatto di questo fiume uno dei più importanti affluenti del Po. La fauna
ittica presente si è purtroppo notevolmente ridotta nel corso degli anni,
infatti sempre più spesso è necessario ricorrere alle semine di novellame
(trote di piccole dimensioni) per favorire il ripopolamento del fiume.
La riproduzione naturale è un fenomeno in costante diminuzione causato
dallo sfruttamento intensivo delle acque del fiume a scopo industriale
e dall'estrazione indiscriminata di materiali per l'edilizia che hanno
portato alla distruzione dei ghiaieti dove trote e temoli deponevano le
uova. Questo fenomeno, oltre a quello dell'inquinamento, costituiscono
la principale minaccia per il fiume Adda anche se negli ultimi anni stanno
aumentando e iniziative volte a contrastarli. |